Gran Sasso d'Italia dal Ceppo.

lunedì 24 novembre 2008

Piste ciclo-pedonali evviva !

L’uomo tecnologico contemporaneo, l’uomo prigioniero dell’ossessione meccanicistica della velocità-potenza, sembra in recupero di un po’ di saggezza, decidendo di fermarsi, avere il tempo di ripensare la corsa vertiginosa verso la sua autodistruzione, inforcando una bicicletta per “avventurarsi” verso la riscoperta delle piste ciclo-pedonali unicamente con il pedale e/o con il cavallo di San Francesco. L’andare per campi, per sponde in bici finché si può, altrimenti procedendo a piedi con la bici al fianco o in spalla o in treno…
Rilanciarsi in una libera pedalata, dove tutto è deciso da noi. Costeggiare la riva del mare o risalire le sponde dei fiumi. E’ un recupero innanzitutto culturale che ci regaliamo, riappropriandoci delle modalità per un diverso trascorrere del tempo libero (una volta si diceva non lavorato), quel tempo finalmente rallentato, finalmente riumanizzato.
Recupero della nostra naturalità, per alcuni di noi ormai ricordo atavico, vago, perché perso nel ricordo frammentato della nostra fanciullezza. Avere il tempo per osservare, fare il pieno dell’ambiente alienato e di quello salvato. Il paesaggio che non fugge più ma che ci accoglie con i suoi odori, i rumori rilasciati dallo scorrere delle acque, lo stormire dei pioppi, il richiamo degli uccelli , il fremito fra gli sterpi degli animaletti terricoli, il tonfo delle ghiande che cadono, l’incendio dei colori nella tavolozza autunnale del mondo vegetale…ma anche con i depositi delle miserie umane, con gli scarti della così detta civiltà. E’ finalmente l’occasione per scendere dall’automobile ed inforcare una bici, liberi.
Tante le sensazioni nuove o riscoperte. Tra esse quella di poter viaggiare come sospesi nell’aria, una serie di sensazioni nuove, fantastiche, seduti sulla sella e non più sul sedile. Ci si offre un aereo sedile senza doversi portare dietro una carrozzeria - gabbia che ci assegna uno spazio vincolato…allora il sogno si libra, veleggia, galleggia…Il paesaggio si riconfigura sulle sponde abbandonate, travagliate dalla superbia e miopia degli ingegneri, si riconcilia con i poeti.
Era infatti un sogno ricorrente della mia giovinezza, quello in cui mi spostavo facilmente in aria, in tutte le direzioni, semplicemente con il “battito” facile, rallentato delle braccia al posto di due possenti ali, salire, scendere a piacere…una vera e propria goduria che ho avuto la fortuna di ripetere chissà quante volte, incredibilmente!
Ora con la bicicletta, in parte, è possibile recuperare queste libertà, alcune di queste facoltà leggere. Netta è la sensazione di sentirsi indipendenti da ogni costrizione artificiale esterna, finalmente liberi dai condizionamenti, la velocità , ossessione e mito del secolo breve, si riabbassa, la nostra vita si riprende, potendo spaziare libera nella visione a 180 gradi, che è quasi tutto il nostro orizzonte che la nostra natura di umani ci consente. W la bici !

p.an. 18 novembre 2008

CHE ACQUA BERREMO

Non certo animati dalle ultime “sfortune” accorse alle sorgenti del Rio Arno, con la comparsa estiva del cloroformio ed al potabilizzatore delle Piane di Colevecchio di Montorio al Vomano, con la presenza di mercurio in quantità superiore all’uscita rispetto all’entrata ! che ne vogliamo parlare seriamente.

Detto potabilizzatore tratta le acque derivata dal Canale di gronda ENEL di “Quota 400” di sinistra. Canale che intercetta parte delle fluenti dei fiumi Vezzola e Tordino, a scopo idroelettrico. Detto canale immette le proprie portate nella galleria forzata ENEL esistente tra le centrali idroelettriche di “S. Giacomo” in comune di Fano Adriano, a monte e la centrale di “Montorio” (S.Rustico) a valle. In caso di carenza dei suoi apporti (dovuta ad un fatto costruttivo in quanto può prelevare solo una parte delle già piccole portate “laminazione” dei fiumi o per carenze dovute a magra persistente dei fiumi nelle stagioni particolarmente siccitose) per il principio dei vasi comunicanti, compensa il deficit momentaneo o stagionale, attingendo dalla galleria forzata stessa, sempre piena.

Rio Arno fortemente sfruttato per l’acquedotto dei Prati di Tivo, affluente di sx del fiume Vomano, con foce a Ponte Arno, immediatamente a monte dell’invaso artificiale per uso idroelettrico di Piaganini. I prelievi con i conseguenti rilievi su queste acque, nell’estate scorsa, furono effettuati a cura della Regione Abruzzo.

Per il potabilizzatore delle Piane di Collevecchio i prelievi e rilievi sono stati effettuati dall’Ente ufficiale della ASL teramana, preposto alla prevenzione dei rischi all’alimentazione, durante controlli di routine.

In precedenza, sempre nell’anno che sta per chiudersi, l’incidente imprevisto di maggio, accorso alle acque sorgive provenienti dal Laboratorio INFN del Gran Sasso, a seguito di una esercitazione di Protezione Civile svoltasi all’interno della galleria autostradale Teramo-L’Aquila.

Non volendo approfittare delle “sfortune” capitate alla nostra acqua, destinata al consumo umano , come detto in premessa, sarà il caso di avviare una approfondita riflessione sul futuro destino di questa vitale risorsa.

Senza rifare la storia delle vicissitudini che l’hanno caratterizzata in questi ultimo venti anni, riteniamo di doverci soffermare su alcuni nuovi problemi che stanno venendo al pettine.

- Captazione di Piaganini.
Trattasi di una nuova captazione che viene realizzata per conto dell’Acquedotto del Ruzzo, destinata ad alimentare le “future esigenze” della Provincia di Teramo, per il consumo umano, dopo la depurazione eseguita con una secondo potabilizzatore che affiancherà quello esistente sempre nelle Piane di Collevecchio.
Dagli attuali prelievi, tributari del reticolo ENEL dei canali di gronda, effettuati in c.da Venaquila, Montorio (zona più a valle di Piaganini), pari a 730 lt/sec. max, si passerà a 1460 l/sec, con l’attivazione delle opere di presa che la Soc. Condotte Acqua sta realizzando più a monte, sul lago idroelettrico di “Quota 400”, denominato “Piaganini”. Spesa prevista in progetto € 37.000.000.
Come noto il considerevole investimento (vedi progetto) era nato in previsione della indisponibilità, per diversi anni, degli attuali attingimenti acquedottistici, residui, dell’Acquedotto del Ruzzo, attorno alla sede del Laboratorio Gran Sasso dell’INFN, a causa della paventata costruzione del così detto 3° Traforo del Gran Sasso d’Italia.

La comunità rappresentata dalla “Cittadinanza Attiva”, formula le seguenti proposte:

A)- Che la ridetta acqua che sarà prelevata dal bacino idroelettrico di Piaganini, successivamente, costosamente potabilizzata con il ricorso all’ozono, anziché essere destinata al consumo umano, possa essere destinata ad alimentare i primi lotti di "RETE DUALE", partendo dai nuovi insediamenti abitativi. Rete che come è noto destina il consumo agli usi igienici, mantenedo la pregiata risorsa sorgentizia al prevalente consumo umano.

B)- Gli effetti immediati si riscontrerebbero in una diminuzione drastica del fabbisogno di questa risorsa e la sua conseguente affannosa ricerca di altre captazioni in direzione dell’ormai residuo patrimonio sorgentizio, pur cospicuo in passato, di questa dotata provincia.

C)- Avvicinamento, magari con un procedimento a tappe, verso l’attingimento che nel futuro sarà ancora possibile effettuare dal “Canale di gronda orientale di quota 1350” che deriva una parte del ricco patrimonio sorgentizio di cui è dotata la Laga, soprattutto nel versante tramano. “L’accostamento” prevedibile, potrà essere effettuato, ad esempio, nei pressi dell’abitato di Frattoli, in comune di Crognaleto, concordato con l’ENEL, sotto gli auspici del R.M.V. (Rilascio Minimo Vitale), in base al D.L. regionale, a suo tempo “enunciato” dall’Ass. Di Stanislao e mai varato.

D)- Serio recupero delle disponibilità di acqua sorgentizia sul territorio provinciale, mediante l’adozione di un serio programma di manutenzione straordinaria pluriennale delle reti idriche, con l’adeguamento dei materiali costituenti le condotte (impiego degli elastomeri e abbandono della ghisa) nonché la dotazione di serbatoi più capaci e con costituenti costruttivi idonei al recupero in parte delle perdite, attualmente stimate superiori al 30%. All’uopo varare finalmente un realistico “Bilancio idrico”.
Perdite delle reti, va ricordato, all’origine anche di innumerevoli episodi franosi disseminati in tutta la provincia, dei quali sono note le “sofferenze”, fonte continua di preoccupazione per la estesa precarietà dei suoli, già agricoli e non.

Recupero degli sprechi “istituzionalizzati”che si determinano nel comune di Isola del Gran Sasso, sprovvisto fino al momento in cui scriviamo, di contatori presso le utenze allacciate !
Una politica appena lungimirante dell’Ente acquedottistico, avrebbe dovuto provvedere già da tempo, effettuando la dotazione a suo completo carico, data la esiguità relativa dei costi, a fronte dell’importante recupero della vitale risorsa, comunque finita.

E)- Perseguire una importante economia di scala, coll’avviare un credibile ed esaustivo studio delle possibilità idroelettriche offerte dalle condotte adduttrici idropotabili, procedendo quindi con sollecitudine all’affido delle opere relative, mediante adeguate gare di appalto rivolte a ditte di comprovata capacità ed esperienza, cui, ad esempio, la confinante Regione Marche si è rivolta facendo realizzare delle mini centraline all’interno dei manufatti degli stessi acquedotti, adibiti a ripartitori ecc.

Realizzazioni in esercizio da oltre dieci anni, ormai in avanguardia in Italia, rivelatesi assai proficue per l’amministrazione pubblica e per il privato. Prime fra tutte le province di Ascoli e Fermo. Va ricordato che queste mini installazioni, prescindendo dalla relativa piccola potenza dei generatori elettrici, in asse con le turbine immerse nel flusso acquedottistico, monitorate satellitarmente, spuntano valori di producibilità in Kwh (Kilovattora) molto significativi, dovuti al loro pressoché costante funzionamento nelle 24 ore! A paragone, nessun impianto idroelettrico di tipo tradizionale, a parità di potenza installata è in grado di produrre quanto l’idroelettrico acquedottistico, con una usura, per giunta, della parte idraulica molto ridotta.

Ciò oltre agli evidenti benefici per l’ambiente, procurerebbe un insperato cespite per le esauste risorse finanziarie dell’Ente acquedottistico, attraverso la formula del pagamento da parte del privato delle royalty o del contratto di compartecipazione.

Privato che oltre alla realizzazione dell’impianto, si accolla la gestione e la manutenzione del polo produttivo. Garanzia del sicuro funzionamento negli anni.

LA COMUNITA’ CHIEDE ALLA PROVINCIA, AI POLITICI, ALLA RUZZO RETI

CURA INTENSIVA DEL FERRO

Il prolungamento della linea ferroviaria Giulianova Teramo nell’abitato del capoluogo provinciale, in aderenza al centro storico, è in grado di esaltare l’efficacia del Servizio Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) nel territorio piu’ sviluppato nella provincia di Teramo.
Infatti, il SFMR, così potenziato, è in grado di connettere i capoluoghi provinciali, le rispettive sedi universitarie e le maggiori conurbazioni regionali (aree Chieti-Pescara-Giulianova-Teramo) al capoluogo di Teramo, grazie al maggiore sviluppo della linea (3,5 Km) ed alla realizzazione di nuove fermate localizzate in aderenza ad importanti obiettivi di traffico ( Centro Storico, parcheggio San Francesco, stazione autobus, parcheggio Garibaldi, Università, Palazzetto dello sport ecc).
L’intervento programmato, inoltre, è di particolare interesse per la promozione dell’università di Teramo, in quanto è in grado di collegare la sede universitaria in maniera efficace, diretta ed ecologica al bacino di provenienza degli studenti ( l’84% degli iscritti proviene dall’Abruzzo e dalle regioni dell’Adriatico meridionale).

domenica 29 giugno 2008

ACQUA DEL RUZZO, UN MITO DEL PASSATO

L’amico Ettore mi racconta che da ragazzo, appena 30,40 anni fa’ assieme agli altri nipoti che costituivano una nutrita nidiata, veniva portato a luglio o agosto, al mare di Giulianova, dove veniva affidato alle cure dei due nonni.
Alla domenica arrivavano i genitori con i vari primi e secondi per allestire il succulento e atteso pranzetto della festa.
Assieme a questi bei piatti pronti, delizie della rinomata cucina teramana,arrivava anche la fiaschetta da 5 litri con la famosa acqua del Ruzzo o quella della allora tanta rinomata acqua di Fonte Spugna che lo zio Remo, cantoniere ANAS procurava lungo la SS n°81. A quel tempo Giulianova, per l’acqua potabile, si riforniva ancora in buona parte dai pozzi del Comune.
“Circa vent’ anni fa, a Riva del Garda, dopo un gelato, rientrai nel bar per chiedere un bicchiere d’acqua , il barista mi disse: “ minerale ?” Istintivamente dissi:” no, del Ruzzo” – Al volo poi mi corressi tra la perplessità del barista:” acqua di fonte”…

Da parte mia, nativo di Ascoli, ricordo attorno agli anni 1949-50 che venivo ospitato con la mia famiglia, per un po’ di mare a Porto d’Ascoli, in una vecchia casa di campagna offerta da un contadino benestante amico di mio padre. La casa stava vicino alla nazionale n°16, Adriatica. Il mare si raggiungeva per noi, solo dopo una lunga scarpinata con gli zoccoletti ai piedi, su strade imbrecciate, in compenso si attraversava la ferrovia e venivamo ricompensati dal transito di qualche “bel treno” con le nuove più grandi locomotive americane che andavano a nafta, come ci raccontava nostro padre.

Alla domenica, nostro padre operaio montatore specializzato con la società elettrica UNES che lavorava quasi sempre fuori Ascoli, ci raggiungeva finalmente e prima della cena, con la sua moto andavamo a rifornirci d’acqua da bere. La sua moto era una James 125, residuato bellico,già appartenuto ai porta ordini dei paracadutisti inglesi del conflitto da poco concluso, con il cambio a fianco del serbatoio. Mi affidava una damigianetta da 5 litri che a stento sorreggevo quando era piena, abbarbicato nel durissimo sedile posteriore fatto da un suo amico artigiano di finta pelle nera, imbottita da troppa gomma piuma…
Da Porto d’Ascoli si andava a Martinsicuro, ad una dei primi fontanili pubblici che incontravamo, da dove sgorgava niente popò di meno che la famosa acqua dell’acquedotto del Ruzzo ! “Una ricchezza !” Di cui era dotato il fortunato Abruzzo, ricco di acqua di montagna… Oggi quest’ acqua non c’è più !

Dal cloro siamo passati, nel giro di pochi anni al trimetilbenzene (per quel che si sa) poi alle acque nere infiltrate, della sede stradale del traforo del Gran Sasso, determinate da tutto ciò che percola al suo interno, dalla volta delle gallerie e dal traffico. Quindi dall’arrivo attraverso mefitici aerosol di vari radio nuclidi: dal Cesio 137 di Chernobyl a quello di Asterinox, allo Bismuto…portati dalla tristemente famosa pollution che non ha smesso mai di cadere sul povero piccolo ghiacciaio del Calderone, fino a qualche anno fa <>il ghiacciaio europeo più vicino all’Equatore, oggi praticamente estinto.


Un’acqua che è caduta proprio in basso, dove attualmente si trova, a soli 400 metri di quota in un bacino di raccolta ENEL, all’aperto non protetto, alla mercè di tutti – quello di Piaganini -

Appena qualche decennio fa i nostri padri ci avevano regalato l’indimenticabile “privilegio” di godere dell’acqua sorgiva che sgorgava dai mille metri della nostra ben amata montagna e che arrivava direttamente nelle nostre case, nelle nostre fontanelle pubbliche senza additivi (quest’ultima presenza, conseguenza diretta dei trafori stradali e laboratori), senza essere perciò declassata a sottocorrente!...Ma ora, come si diceva, siamo caduti ancora più in basso con Piaganini…

venerdì 21 marzo 2008

TRASPORTO SU ROTAIA L’IDEA DA RILANCIARE



Il ritorno a questo sistema di trasporto deve tornare urgentemente alla ribalta, se non altro spinti dalla necessità di una svolta nei trasporti, data la loro incidenza sull’ambiente non solo metropolitano. Spinti inoltre dagli incalzanti cambiamenti climatici, ed infine dal declino ormai irreversibile della fonte energetica costituita dal petrolio.A mio avviso per imboccare questo percorso virtuoso che nel prossimo futuro potrà diventare obbligato, intravedo alcune priorità:Visibilità da riconquistare - Attraverso campagne pubblicitarie martellanti,- Porre l’accento che per il trasporto pubblico e delle merci si cambia- Informare con attenta periodicità sugli avanzamenti, i risultati e le valutazioni dell’utenza, mediante interviste, sondaggi ecc.- Adottare capillarmente il ricorso a questa forma di movimento/trasporto, attraverso il sistema incentivi/disincentivi.- Recupero etico del bene Paese, bene comune.- Quindi il bene per l’ambiente che si consuma.Competitività Se la forma di questo trasporto è ben strutturata, messa a punto in ogni suo nodo e verificata, monitorata in maniera credibile con annuale accertamento dei risultati. Con le responsabilità decentrate mediante affidamenti di missioni pattuite e condivise per tutti i livelli operativi e di responsabilità gestionale.Convenienza – Benefici Costi complessivi. Per il paese, per l’ambiente, per la Sanità, per le famiglie. I conseguenti risparmi/vantaggi.Risparmi per l’economia nazionale, rilancio delle officine per la manutenzione/riparazione ordinaria e ciclica programmata (ad esempio Foligno ecc.) Recupero del know how italiano, fino a qualche anno fa di grande prestigio. Benefici per l’ambiente e per la salute, attraverso il decisivo miglioramento dell’atmosfera, in special modo di quella metropolitana con l’abbattimento delle polveri sottili e dei gas nocivi, ospiti indesiderati onnipresenti già nelle città di media grandezza,leggi Pescara.Ostacoli I grandi interessi costituiti, le oligarchie, le multinazionali gli eccessi del libero mercato, dove i più forti dettano leggi a vantaggio di interessi nazionali mimetizzati o malcelati, soprattutto perché si opera in ambiente scarso di regole e di corrispondenti vincoli.Contraddizioni Da un lato le politiche e le scelte che in materia stentano a decollare o vivono vita grama, per difficoltà intrinseche connesse al nuovo, al conseguente cambio di abitudini di mentalità, meglio diremmo di cultura.Dall’altro si assiste ad episodi giornalieri, più o meno clamorosi in mezzo ad una denuncia diffusa di patente ed inusitata inefficienza:- frequenti e quasi inauditi guasti ai locomotori, ai freni delle carrozze, -- ritardi cronici in tutti i tipi di percorrenze, specie per i pendolari. Dolenti per i percorsi di prestigio dell’immagine paese con gli Intercity e similari.- Scomparsa delle “comodità” che dovrebbero allettare il ricorso a questo fondamentale e forse, ineludibile per il futuro, trasporto collettivo che non solo le lunghe distanze da percorrere invogliano, ma che le città reclamano. Comodità o utility che vanno dall’accesso in vettura allo stesso livello dei marciapiedi, biglietterie diffuse e funzionanti visto il flop dei surrogati che almeno quando funzionano non sono popolari, non attirano, discriminando le fasce dei cittadini più anziani e meno acculturati.I bagni non più murati ma specchio di chi vuol fare accoglienza per il ritorno a servirsi di questo trasporto.- Vigilanza attiva e visibile affinché l’utente, o meglio il cliente si senta accolto, guidato e protetto.Quindi non solo le recenti comunicazioni dell’ a.d. Innocenzo Cipolletta che a proposito dell’ultimo aumento delle tariffe, ha dichiarato che i ricavi sarebbero destinati alla copertura dei debiti contratti da Trenitalia…Cultura come nel più potente paese del mondo non vi è distinzione di privilegi fra i cittadini che si rivolgono al trasporto pubblico, in quanto senatori, giudici, presidenti, oltre che con le macchine blu si muovono sempre più spesso con il vettore pubblico dopo aver fatta la democratica fila alla biglietteria e alle porte di accesso in mezzo alla gente comune...Quindi la necessità degli esempi nel nostro.Per il rilancio delle “virtù” del trasporto su rotaia, ad esempio penso ad una intervista televisiva con qualcuno dei politici o importanti personaggi a bordo, sarebbe di forte impatto e persuasiva/imitativa scelta.Tornano alla memoria gli incontri che nel recente passato i comuni viaggiatori hanno avuto con personaggi pubblici che hanno amato ed amano questa forma di trasporto da Di Vittorio a Bocca, Scheda ecc. Quest’ultimo col quale ho avuto la fortuna di interloquire, ci raccontava che sul treno avveniva, oltre alla piacevolissima lettura, l’incontro con la gente. L’attingimento, lo scambio di fatti e notizie con il paese reale, fino alla verifica e la conseguente messa a punto di scelte sindacali. Insomma una vera e propria assemblea tanto più desiderabilmente varia, interessante, e quanto mai rappresentativa.

martedì 11 marzo 2008

M’ILLUMINO DI meno MA risparmio di PIU'

VISIBILITA’
Inutile dire che questo semplice slogan meriterebbe tutta quella visibilità del caso, cominciando a metterla finalmente in campo, partendo dai buoni esempi delle realizzazioni messe in atto, oppure in fase realizzativa da parte degli Enti Pubblici.

SISTEMA PREMIANTE
Dopo aver messo alla ribalta i comportamenti virtuosi che hanno prodotto determinati risultati, ad esempio i mq di pannelli solari installati, i KWh prodotti, i mc di gas risparmiati i Kg di CO2 non immessi in atmosfera ed i conseguenti minori esborsi in denaro, anche sotto forma di spot televisivi, illustrare l’accesso ai premi e agli incentivi conquistati…

ETICA
Le neo-tecnologie sono la speranza per i poveri, perché attraverso queste avranno la fondata speranza di avere le possibilità mancate fino ad oggi.

ECONOMIA
Ottenimento di risparmi diretti da comportamenti singoli più corretti. Ciò produrrà riflessi immediati dal sistema tariffario vigente, mediante la riduzione degli importi da pagare sulla bolletta oltre ai palpabili, immediati vantaggi per il Paese:
- minore esborso individuale
- risparmio immediato per il singolo e per il Paese
- azione senza spese per il singolo e per i Paese
- immediata visibilità del gesto, per il singolo e per il Paese.

RISORSA RISPARMIO
La grande risorsa di cui l’Italia può dotarsi.
- Il risparmio contiene il principio dell’utilizzazione razionale delle risorse di un paese povero di combustibili fossili come l’Italia, por essendo una “grande potenza” industriale.
- Il risparmio esalta l’azione individuale perché produce effetti immediatamente visibili, palpabili dal singolo: una lampada che spengo volontariamente, va a diminuire il picco di potenza di energia elettrica che in quell’istante il Paese si affaccia a richiedere sulla rete nazionale connessa con quella internazionale europea. Il gesto fatto ad esempio nelle così dette “ore di punta”, provoca la immediata diminuzione della dipendenza dai rifornitori esteri - stante il deficit interno esistente di producibilità “flessibile” dei grandi impianti nazionali - che in base ai patti internazionali in vigore, garantiscono il rifornimento, compensando istantaneamente il momentaneo deficit italiano, ma per la legge economica della domanda e dell’offerta, al prezzo di mercato più alto che il fornitore stesso può spuntare dal mercato europeo dell’energia elettrica.

Insomma con un semplice volontario gesto del singolo, si contribuisce in maniera diretta, appunto palpabile, a superare una fase critica del sistema elettrico mediante una minore richiesta dei fabbisogni elettrici del Paese !

- Il Risparmio esalta l’individualismo, un tipico modo di essere italiano, perché attraverso questa semplice azione ha la percezione di essere protagonista.

- Capisce che la sua singola azione può raggiungere la “visibilità” per la quale avere un riscontro immediato,assieme al proprio Paese.

- Si convince che può contribuire a farcela ad alleviare i propri bisogni derivanti dal vivere quotidiano, specie per chi ha da sbarcare il lunario: quel suo gesto, oltre alla visibilità nazionale, avrà un riscontro immediato sui conti che non tornano del tran-tran mensile.

domenica 2 marzo 2008

"Gran Sasso, solennità solitaria circondata dal rumore che le si avvicina"