Gran Sasso d'Italia dal Ceppo.

domenica 29 giugno 2008

ACQUA DEL RUZZO, UN MITO DEL PASSATO

L’amico Ettore mi racconta che da ragazzo, appena 30,40 anni fa’ assieme agli altri nipoti che costituivano una nutrita nidiata, veniva portato a luglio o agosto, al mare di Giulianova, dove veniva affidato alle cure dei due nonni.
Alla domenica arrivavano i genitori con i vari primi e secondi per allestire il succulento e atteso pranzetto della festa.
Assieme a questi bei piatti pronti, delizie della rinomata cucina teramana,arrivava anche la fiaschetta da 5 litri con la famosa acqua del Ruzzo o quella della allora tanta rinomata acqua di Fonte Spugna che lo zio Remo, cantoniere ANAS procurava lungo la SS n°81. A quel tempo Giulianova, per l’acqua potabile, si riforniva ancora in buona parte dai pozzi del Comune.
“Circa vent’ anni fa, a Riva del Garda, dopo un gelato, rientrai nel bar per chiedere un bicchiere d’acqua , il barista mi disse: “ minerale ?” Istintivamente dissi:” no, del Ruzzo” – Al volo poi mi corressi tra la perplessità del barista:” acqua di fonte”…

Da parte mia, nativo di Ascoli, ricordo attorno agli anni 1949-50 che venivo ospitato con la mia famiglia, per un po’ di mare a Porto d’Ascoli, in una vecchia casa di campagna offerta da un contadino benestante amico di mio padre. La casa stava vicino alla nazionale n°16, Adriatica. Il mare si raggiungeva per noi, solo dopo una lunga scarpinata con gli zoccoletti ai piedi, su strade imbrecciate, in compenso si attraversava la ferrovia e venivamo ricompensati dal transito di qualche “bel treno” con le nuove più grandi locomotive americane che andavano a nafta, come ci raccontava nostro padre.

Alla domenica, nostro padre operaio montatore specializzato con la società elettrica UNES che lavorava quasi sempre fuori Ascoli, ci raggiungeva finalmente e prima della cena, con la sua moto andavamo a rifornirci d’acqua da bere. La sua moto era una James 125, residuato bellico,già appartenuto ai porta ordini dei paracadutisti inglesi del conflitto da poco concluso, con il cambio a fianco del serbatoio. Mi affidava una damigianetta da 5 litri che a stento sorreggevo quando era piena, abbarbicato nel durissimo sedile posteriore fatto da un suo amico artigiano di finta pelle nera, imbottita da troppa gomma piuma…
Da Porto d’Ascoli si andava a Martinsicuro, ad una dei primi fontanili pubblici che incontravamo, da dove sgorgava niente popò di meno che la famosa acqua dell’acquedotto del Ruzzo ! “Una ricchezza !” Di cui era dotato il fortunato Abruzzo, ricco di acqua di montagna… Oggi quest’ acqua non c’è più !

Dal cloro siamo passati, nel giro di pochi anni al trimetilbenzene (per quel che si sa) poi alle acque nere infiltrate, della sede stradale del traforo del Gran Sasso, determinate da tutto ciò che percola al suo interno, dalla volta delle gallerie e dal traffico. Quindi dall’arrivo attraverso mefitici aerosol di vari radio nuclidi: dal Cesio 137 di Chernobyl a quello di Asterinox, allo Bismuto…portati dalla tristemente famosa pollution che non ha smesso mai di cadere sul povero piccolo ghiacciaio del Calderone, fino a qualche anno fa <>il ghiacciaio europeo più vicino all’Equatore, oggi praticamente estinto.


Un’acqua che è caduta proprio in basso, dove attualmente si trova, a soli 400 metri di quota in un bacino di raccolta ENEL, all’aperto non protetto, alla mercè di tutti – quello di Piaganini -

Appena qualche decennio fa i nostri padri ci avevano regalato l’indimenticabile “privilegio” di godere dell’acqua sorgiva che sgorgava dai mille metri della nostra ben amata montagna e che arrivava direttamente nelle nostre case, nelle nostre fontanelle pubbliche senza additivi (quest’ultima presenza, conseguenza diretta dei trafori stradali e laboratori), senza essere perciò declassata a sottocorrente!...Ma ora, come si diceva, siamo caduti ancora più in basso con Piaganini…