Gran Sasso d'Italia dal Ceppo.

domenica 15 marzo 2009

PETROLIO: L’ANTICA FAME DI CHI NON CE L’HA

Quando Mattei, durante la Ricostruzione, riprese gli scavi promettenti nella “piallassa” piacentina di Cortemeggiore, dal Paese salì una ovazione salvifica. Ci parve, ad un tratto, di essere affrancati, una volta per sempre dalla fame del petrolio e del carbone e dall’autarchia del “gasogeno”installato su camion e autovetture.
Il mito crebbe e via via si rafforzò con il prestigio “depredato” alle Sette Sorelle del cartello fifty-fifty. Rinacque l’AGIP dal cane fiammeggiante a sette gambe primogenita del futuro ENI (Ente Nazionale Idrocarburi). L’Italia si fece largo, conquistando un posto fra le grandi, con l’offerta rivoluzionaria 75-25 ai possessori delle riserve sterminate di oro nero del Medio Oriente, di facile estrazione oltreché di eccellente qualità. L’operato costò la vita al nostro guru che nel frattempo aveva creato una riserva di tecnici e futuri manager di grande caratura, tutt’oggi richiestissimi in ogni dove. Iniziò nella fucina marchigiana, partendo dagli studenti di scuole tecniche, curandoli uomo a uomo. Per ognuno di essi, che spesso osservava personalmente, ne incoraggiava le qualità nascoste. Li assumeva prendendosi cura dell’ addestramento ed infine li fidelizzava. In breve tempo ottenne il risultato di creare il fior fiore di tecnici, muniti di competenze pronte per essere esportate ed impiegate nei cantieri di mezzo mondo fortemente integrati nel simbolo ENI.
L’Italia glie ne deve tutt’ora enorme gratitudine.
Però, però!...Questo ha creato, assieme all’indiscusso prestigio, internazionalmente riconosciuto, una “classe” di dirigenti “alieni”. Sempre più potenti, impermeabili, insindacabili. Membri di una olding di imperscrutabile potenza e potere!...Di qui le discutibili scelte, via via intraprese fino ad oggi in cui, di fatto, l’ENI esercita un potere al di là e al di sopra di gran parte delle leggi dello Stato in fatto di tutela ambientale e di quelle delegate alle autonomie locali.
Spesso si è verificato a partire da alcuni decenni passati, il laisser fair, praticando nei fatti il vituperato e abusato “non disturbare il manovratore” che alla fine “provvede, sa provvedere, sa farsi rispettare”…briga! Da Gaz Prom alla Nigeria al Kazakistan…
Oggi questo super potere è arrivato a ripianificare indesiderabilmente il destino di interi territori costieri e larghi tratti delle acque territoriali di questo Paese ! Con l’ingresso pesantissimo a piedi uniti sul destino dell’Abruzzo (39% del territorio interessato alle ricerche petrolifere), tanto da significare il cambio di destinazione da regione verde a regione petrolifera.
Questo fatto irride alle Autonomie locali, Comuni, Province, Regione. Il “moloc” decide assieme ad un solo interlocutore – l’amico Ministero - Non importa se si soppianteranno le attività e le vocazioni di pregio esistenti e consolidate. Il petrolio si impone über alles, il Paese “deve” affrancarsi da questa necessità ad ogni costo…che poi di “che lacrime grondi e di che sangue” il potere accentrato non sembra, o meglio non voglia curarsene.
Speriamo che i cittadini espropriati, sappiano reagire per riavere il maltolto, al lume riacceso della democrazia calpestata. Per essa, patrimonio comune ereditato dai nostri padri si potrà ancora osare a beneficio nostro e di chi erediterà questa bella regione, questa bella comune terra.
Piero Angelini

Teramo 8 marzo 2009