Gran Sasso d'Italia dal Ceppo.

lunedì 24 novembre 2008

CHE ACQUA BERREMO

Non certo animati dalle ultime “sfortune” accorse alle sorgenti del Rio Arno, con la comparsa estiva del cloroformio ed al potabilizzatore delle Piane di Colevecchio di Montorio al Vomano, con la presenza di mercurio in quantità superiore all’uscita rispetto all’entrata ! che ne vogliamo parlare seriamente.

Detto potabilizzatore tratta le acque derivata dal Canale di gronda ENEL di “Quota 400” di sinistra. Canale che intercetta parte delle fluenti dei fiumi Vezzola e Tordino, a scopo idroelettrico. Detto canale immette le proprie portate nella galleria forzata ENEL esistente tra le centrali idroelettriche di “S. Giacomo” in comune di Fano Adriano, a monte e la centrale di “Montorio” (S.Rustico) a valle. In caso di carenza dei suoi apporti (dovuta ad un fatto costruttivo in quanto può prelevare solo una parte delle già piccole portate “laminazione” dei fiumi o per carenze dovute a magra persistente dei fiumi nelle stagioni particolarmente siccitose) per il principio dei vasi comunicanti, compensa il deficit momentaneo o stagionale, attingendo dalla galleria forzata stessa, sempre piena.

Rio Arno fortemente sfruttato per l’acquedotto dei Prati di Tivo, affluente di sx del fiume Vomano, con foce a Ponte Arno, immediatamente a monte dell’invaso artificiale per uso idroelettrico di Piaganini. I prelievi con i conseguenti rilievi su queste acque, nell’estate scorsa, furono effettuati a cura della Regione Abruzzo.

Per il potabilizzatore delle Piane di Collevecchio i prelievi e rilievi sono stati effettuati dall’Ente ufficiale della ASL teramana, preposto alla prevenzione dei rischi all’alimentazione, durante controlli di routine.

In precedenza, sempre nell’anno che sta per chiudersi, l’incidente imprevisto di maggio, accorso alle acque sorgive provenienti dal Laboratorio INFN del Gran Sasso, a seguito di una esercitazione di Protezione Civile svoltasi all’interno della galleria autostradale Teramo-L’Aquila.

Non volendo approfittare delle “sfortune” capitate alla nostra acqua, destinata al consumo umano , come detto in premessa, sarà il caso di avviare una approfondita riflessione sul futuro destino di questa vitale risorsa.

Senza rifare la storia delle vicissitudini che l’hanno caratterizzata in questi ultimo venti anni, riteniamo di doverci soffermare su alcuni nuovi problemi che stanno venendo al pettine.

- Captazione di Piaganini.
Trattasi di una nuova captazione che viene realizzata per conto dell’Acquedotto del Ruzzo, destinata ad alimentare le “future esigenze” della Provincia di Teramo, per il consumo umano, dopo la depurazione eseguita con una secondo potabilizzatore che affiancherà quello esistente sempre nelle Piane di Collevecchio.
Dagli attuali prelievi, tributari del reticolo ENEL dei canali di gronda, effettuati in c.da Venaquila, Montorio (zona più a valle di Piaganini), pari a 730 lt/sec. max, si passerà a 1460 l/sec, con l’attivazione delle opere di presa che la Soc. Condotte Acqua sta realizzando più a monte, sul lago idroelettrico di “Quota 400”, denominato “Piaganini”. Spesa prevista in progetto € 37.000.000.
Come noto il considerevole investimento (vedi progetto) era nato in previsione della indisponibilità, per diversi anni, degli attuali attingimenti acquedottistici, residui, dell’Acquedotto del Ruzzo, attorno alla sede del Laboratorio Gran Sasso dell’INFN, a causa della paventata costruzione del così detto 3° Traforo del Gran Sasso d’Italia.

La comunità rappresentata dalla “Cittadinanza Attiva”, formula le seguenti proposte:

A)- Che la ridetta acqua che sarà prelevata dal bacino idroelettrico di Piaganini, successivamente, costosamente potabilizzata con il ricorso all’ozono, anziché essere destinata al consumo umano, possa essere destinata ad alimentare i primi lotti di "RETE DUALE", partendo dai nuovi insediamenti abitativi. Rete che come è noto destina il consumo agli usi igienici, mantenedo la pregiata risorsa sorgentizia al prevalente consumo umano.

B)- Gli effetti immediati si riscontrerebbero in una diminuzione drastica del fabbisogno di questa risorsa e la sua conseguente affannosa ricerca di altre captazioni in direzione dell’ormai residuo patrimonio sorgentizio, pur cospicuo in passato, di questa dotata provincia.

C)- Avvicinamento, magari con un procedimento a tappe, verso l’attingimento che nel futuro sarà ancora possibile effettuare dal “Canale di gronda orientale di quota 1350” che deriva una parte del ricco patrimonio sorgentizio di cui è dotata la Laga, soprattutto nel versante tramano. “L’accostamento” prevedibile, potrà essere effettuato, ad esempio, nei pressi dell’abitato di Frattoli, in comune di Crognaleto, concordato con l’ENEL, sotto gli auspici del R.M.V. (Rilascio Minimo Vitale), in base al D.L. regionale, a suo tempo “enunciato” dall’Ass. Di Stanislao e mai varato.

D)- Serio recupero delle disponibilità di acqua sorgentizia sul territorio provinciale, mediante l’adozione di un serio programma di manutenzione straordinaria pluriennale delle reti idriche, con l’adeguamento dei materiali costituenti le condotte (impiego degli elastomeri e abbandono della ghisa) nonché la dotazione di serbatoi più capaci e con costituenti costruttivi idonei al recupero in parte delle perdite, attualmente stimate superiori al 30%. All’uopo varare finalmente un realistico “Bilancio idrico”.
Perdite delle reti, va ricordato, all’origine anche di innumerevoli episodi franosi disseminati in tutta la provincia, dei quali sono note le “sofferenze”, fonte continua di preoccupazione per la estesa precarietà dei suoli, già agricoli e non.

Recupero degli sprechi “istituzionalizzati”che si determinano nel comune di Isola del Gran Sasso, sprovvisto fino al momento in cui scriviamo, di contatori presso le utenze allacciate !
Una politica appena lungimirante dell’Ente acquedottistico, avrebbe dovuto provvedere già da tempo, effettuando la dotazione a suo completo carico, data la esiguità relativa dei costi, a fronte dell’importante recupero della vitale risorsa, comunque finita.

E)- Perseguire una importante economia di scala, coll’avviare un credibile ed esaustivo studio delle possibilità idroelettriche offerte dalle condotte adduttrici idropotabili, procedendo quindi con sollecitudine all’affido delle opere relative, mediante adeguate gare di appalto rivolte a ditte di comprovata capacità ed esperienza, cui, ad esempio, la confinante Regione Marche si è rivolta facendo realizzare delle mini centraline all’interno dei manufatti degli stessi acquedotti, adibiti a ripartitori ecc.

Realizzazioni in esercizio da oltre dieci anni, ormai in avanguardia in Italia, rivelatesi assai proficue per l’amministrazione pubblica e per il privato. Prime fra tutte le province di Ascoli e Fermo. Va ricordato che queste mini installazioni, prescindendo dalla relativa piccola potenza dei generatori elettrici, in asse con le turbine immerse nel flusso acquedottistico, monitorate satellitarmente, spuntano valori di producibilità in Kwh (Kilovattora) molto significativi, dovuti al loro pressoché costante funzionamento nelle 24 ore! A paragone, nessun impianto idroelettrico di tipo tradizionale, a parità di potenza installata è in grado di produrre quanto l’idroelettrico acquedottistico, con una usura, per giunta, della parte idraulica molto ridotta.

Ciò oltre agli evidenti benefici per l’ambiente, procurerebbe un insperato cespite per le esauste risorse finanziarie dell’Ente acquedottistico, attraverso la formula del pagamento da parte del privato delle royalty o del contratto di compartecipazione.

Privato che oltre alla realizzazione dell’impianto, si accolla la gestione e la manutenzione del polo produttivo. Garanzia del sicuro funzionamento negli anni.

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