Gran Sasso d'Italia dal Ceppo.

lunedì 24 novembre 2008

Piste ciclo-pedonali evviva !

L’uomo tecnologico contemporaneo, l’uomo prigioniero dell’ossessione meccanicistica della velocità-potenza, sembra in recupero di un po’ di saggezza, decidendo di fermarsi, avere il tempo di ripensare la corsa vertiginosa verso la sua autodistruzione, inforcando una bicicletta per “avventurarsi” verso la riscoperta delle piste ciclo-pedonali unicamente con il pedale e/o con il cavallo di San Francesco. L’andare per campi, per sponde in bici finché si può, altrimenti procedendo a piedi con la bici al fianco o in spalla o in treno…
Rilanciarsi in una libera pedalata, dove tutto è deciso da noi. Costeggiare la riva del mare o risalire le sponde dei fiumi. E’ un recupero innanzitutto culturale che ci regaliamo, riappropriandoci delle modalità per un diverso trascorrere del tempo libero (una volta si diceva non lavorato), quel tempo finalmente rallentato, finalmente riumanizzato.
Recupero della nostra naturalità, per alcuni di noi ormai ricordo atavico, vago, perché perso nel ricordo frammentato della nostra fanciullezza. Avere il tempo per osservare, fare il pieno dell’ambiente alienato e di quello salvato. Il paesaggio che non fugge più ma che ci accoglie con i suoi odori, i rumori rilasciati dallo scorrere delle acque, lo stormire dei pioppi, il richiamo degli uccelli , il fremito fra gli sterpi degli animaletti terricoli, il tonfo delle ghiande che cadono, l’incendio dei colori nella tavolozza autunnale del mondo vegetale…ma anche con i depositi delle miserie umane, con gli scarti della così detta civiltà. E’ finalmente l’occasione per scendere dall’automobile ed inforcare una bici, liberi.
Tante le sensazioni nuove o riscoperte. Tra esse quella di poter viaggiare come sospesi nell’aria, una serie di sensazioni nuove, fantastiche, seduti sulla sella e non più sul sedile. Ci si offre un aereo sedile senza doversi portare dietro una carrozzeria - gabbia che ci assegna uno spazio vincolato…allora il sogno si libra, veleggia, galleggia…Il paesaggio si riconfigura sulle sponde abbandonate, travagliate dalla superbia e miopia degli ingegneri, si riconcilia con i poeti.
Era infatti un sogno ricorrente della mia giovinezza, quello in cui mi spostavo facilmente in aria, in tutte le direzioni, semplicemente con il “battito” facile, rallentato delle braccia al posto di due possenti ali, salire, scendere a piacere…una vera e propria goduria che ho avuto la fortuna di ripetere chissà quante volte, incredibilmente!
Ora con la bicicletta, in parte, è possibile recuperare queste libertà, alcune di queste facoltà leggere. Netta è la sensazione di sentirsi indipendenti da ogni costrizione artificiale esterna, finalmente liberi dai condizionamenti, la velocità , ossessione e mito del secolo breve, si riabbassa, la nostra vita si riprende, potendo spaziare libera nella visione a 180 gradi, che è quasi tutto il nostro orizzonte che la nostra natura di umani ci consente. W la bici !

p.an. 18 novembre 2008

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